Venne fondata nel 1589 per sopperire alla mancanza di un luogo di culto dopo la distruzione della Badia de' Masi che sorgeva in prossimità del litorale.
L'edificio ad aula rettangolare ha uno sviluppo longitudinale. Sulla facciata del tipo a capanna si apre il portale d'ingresso sormontato da uno stemma dell'ordine vallombrosano che testimonia l'antica presenza dei monaci. Il soffitto è a capriate lignee. Gli elementi di arredo sono addossati lungo le pareti e nella zona absidale dove è collocata una tela raffigurante la Madonna con Bambino e santi, che si conforma per la tipologia compositiva e per il carattere devozionale allo stile della pittura religiosa seicentesca.
Esterno La chiesa di S. Giuseppe si trova nella parte alta e antica del paese di Bibbona; le strade che portano ad essa sono strette e piastrellate con il pavé, antichissimi mattoni rettangolari. Vi si arriva percorrendo la strada che conduce al Comune vecchio e si trova in Via Piave. L'edificio ha base rettangolare e sulla facciata si apre il portale d'ingresso, posto alla sommità di cinque scalini; sopra il portale si trova uno stemma d'ordine su una lastra con iscrizione molto mal ridotta che non può riportare informazioni sull'edificio; essa è in pietra , leggermente sollevata verso l'alto, è rettangolare e porta un'iscrizione mutila incisa a lettere capitali. Sopra di essa si trova lo stemma con uno scudo fatto a cartoccio e con una figura raffigurante il distintivo di famiglia gentilizia dell'ordine religioso dei vallombrosani. Interno Appena entrati si nota la presenza di uno scarno arredo. La chiesa è composta da pietra e baluastri e il tetto è composto da capriate di legno. La chiesa, molto antica, è stata costruita nel 1589 perché lungo il mare si trovava un'abbazia che venne distrutta lungo il periodo di guerra; un tempo, fu affidata alle cure dei Monaci Vallombrosiani. Sulla contro facciata, si ricorda che nell'anno 1795, anno della sua fondazione, la chiesa fu ristrutturata e furono aggiunti dei particolari per abbellirla per volontà di Bernardino Brunacchi. Successivamente la comprarono i Gardini facendola passare per linea ereditaria alla famiglia Rossi Ciampolini. L'edificio fu dato alla diocesi di Volterra, a cui ancora oggi appartiene.